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EDITI ED INEDITI
GIUSEPPE MAZZINI.
VOLUME XIT.
(EPLSTOLAKK) Vcl. \ >.
IMOLA,
COOPKRATIVA TIPOGKAFICO-KDITRICK PAOLO OAL.EATI.
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EDIZIONE NAZIONALE
DEGLI SCRITTI
DI
GIUSEPPE MAZZINI.
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EDITI ED INEDrri
GIUSEPPE MAZZINI.
VOLUME XII. (EPISTOLAEIO - VoL. V).
IMOLA,
COOPERATIVA TIPOGRAFICO-EDI'I RICE PAOLO GALEATl.
1912.
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GIUSEPPE MAZZINI
VOLUME V
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IMOLA.
(COOPERATIVA TIPOGKAFICO-EDJ'IRICK
PAOLO GAI.KATI.
1912.
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PROPRIETÀ LETTERARIA.
VITTORIO KMAMJELK III
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KK I) riAl.lA.
Kituiiojult) il 22 giii^MM» 1 !)().'> il ì" ceiileiiario (U-lia n:i8cita (li Giuseppe Mazzini:
Considersindu clie con nieni«)rjibile i'«empio <ii toiicor- dia, Governo ed ordini rappresentativi lian decretato a Giuseppe Mazzini un monumento in Roma, come solenne attestazione di riverenza e gratitudine dell' Italia risorta. verso l'apostolo dell'unità;
Considerando che non meno durevole né meno dove- roso omaggio alla memoria di lui sia il raccoglierne in uìi' edizione nazionale tutti gli scritti:
.Sulla proposta del nostro Ministro. Segretario di Stato per l'Istruzione Pubblica:
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1.
Sarà fatta a cura e spese dello Stato una edizione completa delle «»pere di Giuseppe Mazzini.
Art. 2.
A cominciare dall'anno tinauziario iy04:-905 e pel com- pimento della edizione pre«letta sarà vincolata per le spese Mccorrenti la somma di lin- settemila cincjiiccento. sul ca- pitolo del bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione per incoraggiamento a pubblicazioni di opere scientificlie e letterarie. »la erogarsi nm le forme pnjscritte dal vi- gente reg(»lamento di contabilità generale d«'llo St.ito.
IJKUJIO DKCKICIO"
Alt.
Una Commissione nomimitii p«ii' decreto Kciile avrà la direzione dell'edizione predetta.
Ordiniamo clie il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserto nella Raccolta utiiciale delle leggi e dèi decreti del Regno d' Italia, mandando a, cliiunqne spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addi IB marzo 1904.
VITTORIO EMANUELE.
Orlando/
Viato, 11 Guardasigilli; KoNOHK'r'ri.
INTRODUZIONE.
Lr cicfnde politiche che ni HVoUero nella Scizzera nei piti tra i meni percorri dall' epistolario che forma, il presente rolume, assunsero, per la parte che si rife- risce ai tre esuli genovesi, troppo un carattere di ec- rrzionale gravità, perché l'eco di esse non avesse a riper- cuotersi nelle lettere che il Mazzini indirizzò alla madre e a quei suoi compagni d' esilio che non erano, come lui, oggetto di tanto accanite persecuzioni da parte delle diplo- mazie europee ; da parte di quelle, se non altro, le quali erano assai convinte che solamente quando il tenace co- spiratore si fosse partito di Svizzera, i pericoli di pos- sibili moti rivoluzionari destinati a turbare la sonno- lente tranquillità politica, europea sarebbero stati del tutto rimossi.
Non era infatti al Mazzini che si attribuiva la principale responxabilità, e a ogni modo l' iniziativa . di quel tentatiro d' invasione nel Granducato di liaden, che poi fu risto essere non altro se non un pauroso sogno, anzi vi fu chi afi'crmò essere stato un tra- nello, della polizia tedesca, ma che pur valse a ren- dere ancor più ostinata la repressione contro gli esuli d' ogni paese, rifugiati nella Confederazione Elvetica f Non erano forse gli affiliati alla Giovine Svizzera quelli che avevano costretto il famoso Conseil a tutta una serie
IXTKODrZlONK.
<U rivelazioni, che valsero a stabilire la sua qualità di .spia al soldo dell' ambasciatore francese, procurando imbarazzi tali alla Svizzera, da costringerla a sommesse ritrattazióni, di fronte alla minacciosa attitudine che a reca assunta a^ suo riguardo il governo di Luigi Filippo? ])i questa sua occulta potenza il Mazzini ebbe più volte a intendere il significato, sia quando volle ostinarsi a rimanere sette mesi nascosto nella Svizzera, sfuggendo abilmente alle ricerche affannose della polizia e dello spionaggio europeo, sia, quando, stanco d' una vita di sacrifica, e compreso della responsabilità che pesava su di lui col far dividere ai due fratelli Euffini i pe- ricoli che ogni di pili si facevano imminenti, trattò con l' ambasciatore di Francia una onoratissima uscita dal paese che lo aveva ospitato per quasi cinque anni: sia, infine, quando, giunto a Londra, j^ot^' leggere che un piornale svizzero, /Mlelvétie. che pure non gli era favo- revole in quei mesi, annunciando la sua- partenza, af- fermava che l'Austria poteva ritenersi soddisfatta del- l' allontanamento « d'un homme doni la présencc en Suisse metta it eu perii les sceptres de l'Italie, et qui par ses écrits, par son noni baiando it la puissance des rois à Milun, à Twin, à Modène. »
S'è detto che nelle lettere del Mazzini qui pubblicate tutte queste pericolose vicende sono ampiamente narrate. e per citare qualche esempio, basterà accennare come per 2)rima volta compariscono quelle al duca di Montehello ; come pure per prima volta si pubblicano integralmente quelle di Filippo Ugoni al Mazzini, tutte da riferirsi alle trattative intereedute tra Vesule e l'ambasciatore di Fran- cia, quando furono discussi e concordati i modi più acconci ad entrambi per la partenza dei tre esuli dalla Sviz- zera. Tuttavia la Commissione non avrebbe potuto con- venientemente illustrare tutto il materiaìe raccolto, se
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iMi:(»i>r/i<>Ni
non ari'sne iiFuto un raìldo aiuto nei periodici svizzeri, <ìa cui. come per i rolumi precedenti^ cotti per questo, furono riraeate numerose testimonianze, le quali per- misero di porre in ma4j<jior luce un periodo non tropjnt noto, e eertamente tra i più af/itati. della rita del Maz- zini ; e non serrirono unicamente a recar materiali per illustrare di note storiche V epistolario, poiché dxi uno di essi, il Xouvelliste Vaiulois, fu estratta una importante lettera, quella del 27 agosto tH3(» all' ar- ntrato Monnard, autorerole deputato alla Dieta per il Cantone di Vaud, nella quale il Mazzini ralle rettifi- care alcune f'nisi che qli si riferirano, contenute in un discorso che il Monnard stesso arerà pronunciato pochi di innanzi al Gran Consiglio di Vaud. Per le racfioni su esposte i motiri per i quali si accentuò sempre più il dissidiit tra /'Asso«-iatioii Xatioiialo Suisse f la (liovine Svizz«'ra trovano in questit ndume umgyior eopi<( di do- cumenti, specialmente per la di (l'usa esposizione che dei propositi delle due associazioni credette opportuno di stendere il Druey nel Nouvelliste Vaudois; co**' t^jot. la lunga questione del coiiclusmn <( danno degli esuli si completa con i verbali delle discussioni alla Dieta e con gli artictfli dei giornali che rappresentavano V ele- mento liberale della Svizzera : ed infine, il lungo dibat- tito intorno a quello che fu chiamato « /' affaire Con- seil » è ampiamente svolto, e reca un prezioso contributo a quanto ebbe già a raccogliere il Dr. P. Schìceizer neir opera sua poderosa sulla Storia della neutialità svizzera, i,')
I,a seconda parte dell' epistolario contenuto in questo qi(iiiit> rolìDiir. ntf>pecsriiloh> dit iiorti iittisri htfcrr. coiu-
(') Geuchichte der ach%ceizeri»che.n Xeutralitai von l>r. I'aii, SciiWKiZKi: ; KraiuMiffld. HuJkt, 1S93, pj». 754-7r)i».
INTUODUZIONK.
prese in nove mesi, daW agosto del 1836 all' aprile- dell' anno successivo, si riferisce ai primi quattro mesi di dimora del Mazzini a Londra, ; e, com' è naturale, trattandosi di un 2>^t'if>do di preparazione in un paese nuovo, le lettere di quei mesi non offrono troppa im- portanza. Tuttavia, sono notevoli le due lettere alla madre e al Melepari^ nelle quali V esule narra i dolo- rosi casi d' una fanciulla, svizzera che s' era, presa, in- consciamente d'amore per lui. pure avendo la certezza di non poter essere corrisposta ; e poiché «' accenna a contrasti d' affetti, è pure d' avvertire che per prima volta traspare quella freddezza sorta, fra i tre esuli, che sarà poi l' inizio d' un graduale cambiamento di- idee per due di loro. Per questa, storia, di tre anime, le quali ormai non hanno pili una stessa fede, contri- buiscono validamente le lettere dei fratelli Ruffini alla madre loro; esse quindi saranno di sovente recate in nota a quelle del Mazzini, perché si completano a vi- cenda, e perché danno maggior luce attorno a un av- venimento il quale, com' ebbe egli stesso a, confessare,, rese il Mazzini tetragono al dolore.
EPISTOLARIO.
itAzziiri, Scritti, ecc., voi. \II (Epistolaiio, voi. V). I
m
"noce IL
ALLA Makuk, a Genova.
[Soleurel, 1 agosto [1836].
( 'arissiiiia zia.
Ilo ricevuto la vostra Icttei-a dei 23 luglio — <lelle (lue che sono state ritenute, non si parla [mu. Speriamo che per una parte o per l'altra non ab- !l)iano pili ad accadere inciampi siffatti, perché le lettere vostre, le nuove della madre delle cu<»ine, ed il suo saluto, e le lettere dell'amica lontana sono ^li unici conforti eh' io m'abbia og:gimai. Dall'amica di Rolojjna ho una lettera, ma di data antichissima, dov' ella si mostra inquietissima e per modo che turba me stesso. Sono una creatura io che non vivo se non per dar mali, dolori, e inquietudini a tutti quei •che m'amano poco o molto; trascino il male dietro di me ; e questo i)ensiero, eh' ofjjjji non posso a meno d' esprimervi, mi pesa — certi momenti insopporta- bilmente. Pa/.ienza! — liei tempo: sole e caldo — bi'iiissimo. — Le cose continuano a quel tal modo
DCCCII. — IiieditH. h' autojfrafo si conserva nella raccolta Nathan. A ter^jo di esso, di pugiK» di G. Knffini, sta 1' ijidi- rizzo: « A m."'« Maria Geronima Hottaro, q.'" Aiigustin, àGènes. » La data sì ricava dal timbro postale, che è qnello di (ìctih-c,
4 EPISTOLARIO. [1836]
finora — non ne parliamo, perché la viltà, l'inmio- ralità, e la malvagità di certa gente m'attrista. — Noi stiamo bene di salute. — Vedo il consiglio che dareste ; di recarsi cioè altrove, oltre il mare. Anche- l'amica lontana. — Verrà forse l'ora in cui biso- gnerà maturare questo consiglio. Ora no ; e lasciando a parte le mie ripugnanze, lunghe, anzi credo im- possibili a spiegarsi e ad intendersi, in questo mo- mento non sarebbe forse facile 1' eseguirlo, senza cor- rere un altro rischio, che vogliamo evitare. — Il libro di cui Filippo mi dà il titolo è, credo, quello- precisamente di eh' io parlava; e se un giorno verrà in cui s' abbia luogo più stabile di domicilio, vi pre- gherò di mandarmelo. — Credo che il primo e il secondo fascicolo del giornale rimarranno gran tempo- in dogana. — Forse avrete occasione di vedere su qualche foglio la nota di Moutebello alla Svizzera: (') pesatela bene e vedrete che linguaggio. — Certo,, penso anch'io come voi, che tutte queste persecu- zioni non siano che pretesto — è ben altro quel che si vuole: intanto si fanno la strada: poi, quando- verrà il punto, e si mostreranno a viso aperto, questi che ora concedono non sapranno che fare: vorranno- allora resistere e non saranno piiì in tempo. — iS'ou so più nulla dell'autore del Dramma: spero che a. quest' ora sia libero, e si sarà avviato per V Inghil- terra. — Di ciò che abbiano detto a quelle riunioni! delle quali v' ho accennato (lualche cosa, non s' è sentito nulla finora. — Un altro piacere chiederò a Filippo, ed è questo: forse qualche libraio dell' estero imprenderà un' edizione completa dell' opere di Fo-
I
(t) Era quella del 18 luglio 1836; viene ora ristampiitib. ili nota alla lett. DCCCIV.
(1836] KiM.sToi.Aitio. r>
scolo: e siccome taluno mi cliiederà consiglio, vorrei <."lje dove mai gli capitasse per le mani qualche coni- l>osizione di lui, giovanile o no, perduta, come av- viene talvolta, in giornali del tempo, con o senza nome — qualunque circostanza della sua vita non inserita in (|uclla del Pcccliio, (') eh' ei forse (conoscerà — qualunque notizia hibliogratica — qualunque scritto steso sulla vita di lui, e ch'io probabilmente igno rjissi — e cose simili, ei raccogliesse tutto, rii^o- juasse tutto in un quadernetto, e lo serbasse per quando lo chiederò; ogni lettera inedita, per esempio, sarebbe importante. — Del resto, a cose quiete, ne ri- l>arlerò. — Avrei anzi bisogno di lavorare più ora che mai, per stornar la testa da certi pensieri ; ma con questa vita d' uccello, senza libri, etc, non posso: Orecchio ama placato — La musa, etc, ha detto il Pa- rini. (') — Dite tante cose per me alla madre delle cugine; badi alla sua salute, e badi a non farsi più inquietudini che noi stessi non ci facciamo, e che non son ragionate. — Stia bene — state bene — tutto il resto, a Dio piacendo, passerà. Dico, a Dio piacendo, e non a caso, per vana formola. Ogni giorno più mi 8t svilup|>a il sentimento religioso per cui son nato, l'in delusioni ho dagli uomini, i)iii credo in Dio, in una vita avvenire, dove il vero amore regnerà fra l' anime, e dove rivedremo tutti i nostri cari. Se questo non fosse, la vita della terra vorrebl)e dir nulla. — Un abbraccio allo zio: un altro alle 4lue cugine: un saluto alla Benedetta: e a voi tutto 1' affetto della vostra «. ,„„
Emilia.
_(.') La iiotifwtima Fila di U. Fo$oolo {Lngauo, Ku^gia, 1«30), 4-\f aveva Himcitate tante poleniicbe.
r') Noli' ode f.n recita dei rer»i.
6 KPISTOLAIUO. [1836J
Vi rinuovo preghiera di scrivere «lue linee al- l' amica lontana per dirle clie sto bene, che 1' amo. che non tema soverchiamente, che badi a starmi bene, e mi scriva. — Temo che le mie lettere non le giungano. Poi, da voi le iiiie nuove le saranno doppiamente care.
BCCCIII.
ALLA Madre, a Genova.
[Soleure],. 5 agosto |183tì].
Carissima zia,
Vo' scrivervi, perché non rimaniate inquieta; e per- ché mi fa i)iacere; ma (piella mancanza di materia ch'io v'indicava, credo, coli' ultima mia, non che diminuire, cresce. Kon ho più vostre lettere da qnelF ultima in jioi; forse ne avrò anche in tempo per iscrivervelo qui a' piedi ; ma intanto non n' ho. Da alcuni giorni non ho giornali: il mondo è per me come non esi- stesse. Esistesse almeno la mia chitarra, e tutti i miei libri ! Ma né l' una né gii altri : e cotesto stato m'annoia un pochino. — Del resto, tempo e pazienza ! — Se verranno lettere vostre, e della madre delle cu- gine, e dell' amica lontana — dalla quale non ho, come dissi, clie una lettera del giugno — tant'e tanto
DCCCIII. — Pubbl. in S. E. I., XX, pp. 321-324, di .su 1' autografo della raccolta Nathan. A tergo di esso, di mano di G. Ruffini, sta V indirizzo : « Alla Signora Maria Geronima Bottaro, q."' Agostino, a Genova. » La data si ricava dal tinil>r(> postale, che è quello di Genèce, 9 aout 1836.
[183tìJ Ki'isToi.Aini). 7
andrà bene ; se no, mule assiii. — Stiani bene ; le cose vanno all' incirca come j»ioniì sono: queste due sono ormai frasi sa<'raincntali. — Se non erro, [uecisaniente in questo momento, sento un lontano lontano romor di tuono; e se venisse un orage, sarebbe pure una novità: avete a sapere che in tutta questa stagione non ho ancora sentito tuonare, eccettuato una volta^ un unico tuono. — Ora, io desidero vivamente un bel tenjporale : ma, ]»erch' io lo desidero, forse non verrà. — In «juesto momento ricordo una poesia di (piel Mi- ckiewicz, polacco, che ha iscritto Le Pèler in FolonaiSy libro si bello, e che non ricordo se abbiate letto, e se l'amica abbia letto; e penso tradurvela qui in prosa: amo Mickiewicz come un consolatore; fu pri- gioniero della Russia, ed ora esule : è poeta religioso, e ve ne rii>arlerò: ditemi intanto se avete ambedue letto il Pellegrino Polacco. La poesia d'oggi è: La Madre Polacca. « <) madre Polacca! se vedi scintil- lare negli occhi del fìgliuol tuo la tiamma del Genio — se la sua fronte ha T impronta della generosa indole che i padri nostri nudrivano — se, obbliando i trastulli fanciulleschi, ei pone attento l' orecchio a' racconti d'un altro secolo, alle l)elle imprese di guerra degli avi suoi: o madre Polacca I veglia sul tuo fanciullo. Arrestalo sul pendio dell'abisso — prostrati alla Madre dei dolori, e contempla il ferro che le lacera il seno. Ahi! lo stesso ferro sta per trafiggerti. — Mentre per tutto altrove, l'anime generose son chiamate a com- battere trionfando, e a vivei- ne' posteri, tuo tiglio, serbato a i>ericoli senza gloria, sarà martire oscuro, d'un martirio senza premio, e senza conforto, perch'ei non vedrà esaudito il suo voto. — E sia ! avvezzalo ne' suoi primi anni di gioventù alle scure caverne, agli umidi vapori insalubri; ch'ei veda strisciare e
« KPisTor.Aiao. [1836]
«gitarsi d' intorno al suo letto i rettili delle paludi; impari a nascondere i dolori e le gioie; e il suo pensiero s'educhi iini)enetrabile, la parola sorda e sommessa, lo sguardo triste e abbattuto ! — Il Salvatore del mondo scherzava, dicono, ne' giorni della sua infanzia, colla croce, simbolo de' suoi futuri destini. <3om' egli, il nato delle tue viscere impari a far gioco dei fati che i tempi gli maturano. Fa eh' egli si tra- stulli delle catene; e l'occhio suo s'affratelli colla fune eia scure. - — Perdi' egli, il tuo figlio, non andrà, come gli antichi cavalieri, a piantare lo stendardo della sua fede sulle mura di Solima ; né bagnerà del suo sangue, come i guerrieri dei tre colori, nna terra libera e gloriosa. — Xel suo mesto e solitario viaggio, €i non avrà che un carcere per campo della batta- glia, e un'empia consulta di giudici per nemico, e il decreto immutabile d' un autocrata per sentenza. — E allora il tuo figlio disparirà, non lasciando a ri- cordo della sua breve esistenza che il legno annerito dello stromento del suo supplizio, il pianto passeg- gero d'alcune donne e un racconto mormorato som- messamente presso al focolare domestico ! »(^) — M' av- vedo di due cose: l'una, che ho tradotto troi)po male e vorrebbe più tempo perché ne sentiste «approssimati- vamente la bellezza ; l' altra, che è troppo tristo ; ma ei lo scrisse in Siberia, e credeva morirvi; ed oggi è in Francia, ('^) e le sue parole a' pellegrini Polacchi
I
(^) Questa traduzione della Madre Polacca del Mickiewicz fu pure pubbl. da C. Cagnacci, op. cit., pp. 498-99, in me/zo ad alcnni « scritti varii di G. Mazzini ».
('■') Veramente, il poeta polacco non fn mai deportato in Siberia. Arrestato il 23 ottobre 1823, il Mickiewic/- rimase cinque mesi in carcere a Wilna, dojio i quali fu internato in Russia : a Pietroburgo (6 novembre 1824), a Odessa (febbraio 1825) e
(18SH] Kl'ISTOI.AHM». i»
non sono più di dìsperaxione, ina di contorto, e di fede. E tali sarcbboro lo mio, s'io scrivessi alle madri italiane: perché in verità Dio non vnole che la <re- nerazione crescente ojfgi lo adori nella servitn che pesa sulla jienerazione innoltrata — per noi, ora viventi, l>oco importa — se anche non vedessimo nulla; basta, per dii ha nell'anima questa fede, la coscienza, che inostri dolori serviranno all'altrui- bene e alla mis- sione che Dio ci ha data. — Le madri, che potrebbero in Italia tener questo lin^ua<;}>io de' l()ro lij;Ii, si conforriiio. perché quanto più essi hanno sofferto, tanto più presto si coii<>iiin<ieranno ad esse ed al loro amore in una vita senza tìne e senza dolore. — Lo dico, -e lo <;redo. — V'al>braccio tutti e son vostra
afl;"'* nipote Emilia.
1)('C("1\'. Ai.i.A Maoue, a Genova.
[Soleure], 9 agosto 1836,
Carissima zia,
Ricevo due vostre — li."» e liS bijilio — e ne Ticevo nello stesso tempo tre dell' amica lontana —
a Mosca (novembre 1825). Nel 1829 alttiandonò (lerinitivauH-nte la RiiHsia, e dopo un viaggio in Italia, 8Ì stabili a Parigi. De- vesi in ultimo avvertire clie la poesia alla Madre Polacca fu scritta a Konia il 27 novciiibn- 18H0. Ved. L. MiCKiKWicz, op. -cit., p. 58 e Hgg. e specialmente p. 127.
DCCCIV, — Pubbl., in parte, in S. E. /., XX, pp. 324- i325, di su l'autografo «Iella raccolta Natlian. A tergo di
10 KPISTOLAKIO. [1836]i
la quale uou ne riceve di mie da uu mese e più : inquietissima quindi: forse a quest' ora ne avrà: Dio non vorrà|togliermi il coulorto d' una corrispondenza a cinque ^o sei enti che s'amano, e non chiedono altro che questo. — Vi prego a scriverle — e a darle il metodo esatto di cura che si teneva in Ge- nova pel cholera: chiedetene allo zio, e avvertitelo- di più che l'amica è d'un temperamento oltre modO' nervoso, ossia ha il sistema nervoso irritabilissimo e specialmente per influenze morali. — Essa mi dice aver ricevute alcune vostre linee. — Xoi sti amo- bene — e secondo me, in tutti i sensi, i)erclié credo incominci iiell' opinione quel tal revirement che io prevedeva infallibile, ma che in questi paesi procede si lento. (^) — La nota francese lo aiuta potentemente,.
di esso, (li i>ugiio di G. Jiutltini, sta 1' indiri/zo : « A Miulaiiie- Marie veuve Cogorno, Gène». » La data si ricava aiu-lie dal timbro postale, che è quello di Bex, 15 a'oul 1S3G.
(1) In nn coraggioso articolo, pubbl. nel num. del 2(ì lu- glio 1836, il Nouvellitile FandotH protestò infatti per il modo imperioso con cui 1' and)asciatore francese esigeva dal governo- svizzero l'allontanamento degli esuli. Si ristampa qui per in- tero, perché, oltre ad essere P eco degli sdegni del partito ra- dicale svizzero, contiene le due note, una dtàW avoi/er e deb Consiglio di Stato del Direttorio Federale di Berna, 1' altra, alla (juale accenna il Mazzini, del duca di Moutebello.
« La demande et la héfonse.
Nous avions pressenti qne M."" Pavoyer Tscharner et le di- rectoire federai étaient les victimes de ([uehiue rouerie diplo- matique, et tous les jours les pièces qui parvienuent à uotre counaissauce nous en fournissent la preuve. Depuis le mois de- février les cabinets du Nord avaient arrèté, d'accord avec la Franee, le» me»»r«» à exiger de la Snisse, et celles à prendre- coutre elle en cas de refus. Dèa cet instant, des espions et dea- agens provocateurs se répandirent dans les cantons, là semantf
I
[1836] KHI8TOI.AKIU. 1 1
l>erché svela le[mire di doiuiuio — e la prepotenza. — Vedreni»). — A ogni modo, mm temete di nulla. — Io non
«U's alariues, i«'i «les l'spérances, aoUicitant dea menét'H «laiirt le Jura et fauatisant partfnit la foi relijjit'"^^ <lt'»< >ii>»» lii f«*i politique «les aiitres. C'est alors qiie se lit l'admiiable «lécou- verte de l'eiitreprise projetée contre le grand-duché de Bade, doiit Znrii'h reclamo la gioire, aii di'^trimeut de la dlplomatie i\ laqiielle il faiit en l'aire ln»iinenr. Le directoire se trouvait daus remharnus, car il n'hésitait pas sur l'expiilsion des TÓta- giés, mais oh les faire passerf Sur certaines froutières ou les recevrait bie», mais ponr les pi-endre f M."" de Moiitebello dé- clarait que ses ordres étaient positifs, et quo tout réfngié se- rait refoiilt^ sur le t^rritoire siiisse, et en eftet un réfugié italien,. [certami'iile J. l'siglio], nialgré sou passeport délivré à l'ambas- sade de Berne, l'ut trois fois recouduit à la frontière «uisse. Ce fut alors que le directoire, conduit ainsi pas à paa dans- ce détilé, s'y engagea par sa lettre du 22 jnin que voici :
A Soii A'xc. J/.'' le due de MonltbtUo, urnhanttadeuv de Frante près la CoufédéraiioH Suisse.
lìerne. 2^ jnin 1836. luformés que plusieurs réf'ugi«''s politiques expulsés de la Suisse pour avoir i)articip<S cu 1834 à Vallenlat conile la Sa- voie cut reparu en Suisse et qu'un certain iiombre de réfugiés out trame daus les «lerniers tenìps le dénurdre et mème, à ce «|u'il paratt, une invanioii à maiu armée daus le grand-ducbé de- Bade, liniitrophe de la Suisse, les aroyer et conseil d'état de la répul)lii|ue de Berne, directoire actuel de la Coni'édération Suisse, ont cru de leur devoir, autant envera la Suisse qu'en7 ver» les états liiuitropbes avec lesiiuels la Suisse entretient avec plaisir les rapports de bon vuisinage, de preudre des mesures <[ui, daus les limites de leur comp<^tenco, out pam les plus ))ropres à uiettre tiu à des nienées aussi cumproinellaiiten pour la Conf«^<l<''ration que pour ses voisius. Ils ont donc engagé do la manière la plus pressante tous les gouvernemens cantonaux à faire arréter et teuir à leur disposi tiou tous les réfugiés po- litiques qui ont pris ]iart ii l'expèdition de la Savoie, et «pii, • xpulsés de la Suisse pour «-et atrentat, y ont rejmru aiusi «|uo tous ceux ijiii ont roniproniìs ou qui ]Miurraient. conipronicttre
12 KIM.STOI.AUIO. [1836]
ho temuto mai, né temo al mondo per altro cbe per voi, per la madre delle cugine, per l'amica lontana,
encore les intérèts de la Snisse en se in«''lant daus les afVaii'ts intérieures de la Confédération on des caiitons, ou qui troit- bleut par des eutrepriaes sultversivos les rapporta de bouiie intelligence heureuseineiit existantes entre la Snisse et les au- tres états.
Le directoire federai est resola à l'aire écaciicr la Siiìh^c de tons le* réfiigicH qui se tronvent daus les catégories iudiquées ; mais pour pouvoir parvenir elfìcaeenient à des mesures aussi salntaires pour le repos des états voisins et de la Coufédération elle-nième et aussi conforuies aux rapporta internationaux, il beaoin de l'assistance d'une den lìuissaìices Umitroplies.
Eli xe rappeìanl avec une ì}ire gratitnde les procède» pleiiis (fé* hienveilloiice qiie le goureriiement royal de Fraiice n'a cesse d'avoir
jìonr la Snisse toiites ìes fois qn'elle s'est trouvée dnns des enibar- ras desquels elle ne ponvail sortir d' elle-méme à cause de sa posi- tion intermédiaire, les avoyer et conseil d'état du directoire federai ont l'iionneur de s'adresser à Son Exc. M.'" Tambassa- deur de France en Suisse avec la deniande la iilus pressante de bien A'ouloir eugager ses hauts coramettans à recevoir sur le ferri toire frangais tona les réfugiés p^itiques que le directoire federai on les gouverneniena dea cantous seraient dana le cas de faire conduire sur la frontière de France.
Ila ont riionneur de joindre à cette note uno liste des in- dividns les plua inipliqués dans les intrignes qn'on vient de découvrir, ainsi que ceux qui, pour avoir pris part à l'expédi- tion de la Savoie, avaient été expulsés de la Suisse et y ont reparu. En priant M.'" le due de Montebello de bien vonloir appu- yer leur demando de tonte son infiuence, les avoyer et conseil
■d"état ont l'iionneur de réitérer à Son Exc. les assurances de leur très liaute considération. =»)
Les avoyer et conseil d'élat du directoire federai de Berne. (Suivent les sifinatures).
La Suisse convient donc qn'elle est inipuiaaante à prendre .aucune mesure efficace sans l'appui d'une puissance liniitrophe!
I
a) Hi quelqiie oIiohc puuvait faire diversiiiu hux tieiitinifUH iit'-uiblcH que fait loialtre la lectiire de eette pièce, ce serait sana «lolite son st.vle urotesqiie. L'ori-
11JS36J Kl'ISTOl-AKK». I."
e iKT le sorelle e lo zio. — Non biniate alla mia inelaii- eonia: è natura, non avvilimento: 1m» sofVjMfo: non
Elle implora le roi des Franvais ; elle exalte sa bionveillauce, elle avMue «lue sans lui elle n'aiirait pii sortir de se» pr«f'cé-
deu8 eiultarras! La Siiisse, disioiis-noiis ; non, non, la Sui^se
ne convient pas do tout cela, c'est le vorort.
Cett») lettre i\ la inaia, la diploniatie était forte et elle se r<5jouit. C'est ainsi qu'on prétendait agir envers Cracovie en olit-enant de son sénat la déclaration «le sa faiblesse. Le sénat refusa, le directoire a accordò. Qu'est-ce aiitn» cliose t|u'uu ap- pel à l'intiTveution {"'traugère, diploniati<iue ai cela sutìit. ar- niée ai Ics notes échouaieut: ausai toutes les puisaancea se aont- elles rénnies à la Franco et lui ont-elles reinia leura plein» poiiv*>irs. Fouvaient-ellea faire nioins qtiand la Frauce eut l'ha- liiliK^ d'amoner le directoire à deniander ce «|u'il aurait lallu lui iiup«»serf Ausai ae aont-ellea montrées d'autant ])lus exi- geantea qu'on était ohséquieux et treniblant.
Ce n'eat qu'à une pareille demando «^ue pouvait ótre faite la réponse quo voici :
A LI.. EE. MM. les avoytr et conmil d'état de ia répiiblique de Berne, directoire federai.
Le aouaaigné, anihasaadeur de S. M. le roi des Franvais près la Confédération .Suisse a re^-u la note que iS. K. M."" 1© président du directoire federai lui a fait l'honneur de lui adres. Hcr le 22 juin, au Hujet dea meanrea que le vorort a cru de- voir adopter p<Mir expulscr du territoire de la conféd<^ration lea réfugiés «pii, déjà atteints par une semblahle décision, après avoir participé eu 1><34 à l'cxpédition tentée contro la Savoie, ont osé reparaitre en Suisae, et v.eìis. qui jdua réceniiuent ont ahuaé de l'hospitalit^ helvétique, en a'aaaociant à dea coniplot^ contre la trau(|uillité dea étata limitrophea. M."^ le iirésident du directoire sollicitant, à cette occasion, un nouveau ténioignage de l'inU'Tét amicai «lont la Franco s'eat déjà più à douner tant de preuves à la Confédération, a expriuié, au noni du vor<>rt, le ilésir de voir le gouTerneraeut du roi aeconder aea intentiona
Kiual rtnit rMixv fn aUeniainl , inaiM U est r«8t« à I<oiiÌH-Plillli>p«-. iikh que noun Miiiinitr* eli frali) d'oliMf<|Ulo4Ìté euvurH le i«| <leH Fritii^iH, du iiioìiih fituilrall-il lui Taire la gulnuterle de liti écrlro eu franvaix, |>uÌNqu'ou reuoiice uii luwjaye
-14 KPISTOI.ARIO. [1836]
vivo che nel morale — e il mio inorale volge al triste. — S'io fossi anclie tra voi, cioè con tutto ch'io desi-
en (loniiant passage à traveis le royaunie anx réfugiés qui devront qnitter la Siiisse.
Le s()us8Ìgné s'étaiit erapressé de niettre cetfce comiaiini-
-cation SOU3 les yeiix du goiiveriienieut, a re^u l'ordre d'y ré- jiondre de la manière siiivante :
Le gouvernemeut du roi a vu avec plaisir une démarche aussi conforme h la tranquillité intérieure de la Suisse qu'à l'intérèt bieii entendu de ses rapports de droit international; il u'a pas été moins satisfai! de retrouver daus le discours pro- noncé par M.'" le piésident du directoiie, à l'ouverture de la
• diète federale, les principe» de saiue et loyale politiqne qui ont inspiré cette sage résolution. Constauiment anime des sen-
•^imeus de la plus sincère amitié pour la Suisse, et toujours prèt à lui en renouveler les témoignages, le gouvernement de S. M. n'a point liésité à prendre en considératiou la demande
•qui fait l'objet de la note de S. E. M.'' l'avoj^er Tscharner, et le direetoire pent coinpter, en cette occasion, sur le concours bienveillant que l'administration frau^aiee s'est déjà fait un devoir de lui prèter dans lea circonstances analogues. Le sous-
-signé est d'ailleurs autorisé à déclarer que le gouvernement du roi, pour rendre plus facile à la Suisse l'accomplissement d'un devoir impérieux, cousent à accorUer aux réfugiés dont l'ex- pulsiou aura lieu, les nioyens pécuniaires jìropres à subvenir
■ à leur embarquement dans un des ports du royaurae.
Il importe dès-lors que les mesures ordonnées par le vo- rort s'exécutent ponctuelleuient. Oii ne saurait d'ailleurs pré- voir qu'il puisse renaitre, sur quelque point de la Confédéra- tion, des susceptibilités semblables à celles qui s'élevèreut en
'1834, ea matière de droit d'asyle. De tels scrupules seraient, il faut le dire, moins fondés que jamais, et déuoteraient seu- lement une appréciatiou peu réfléchie d'une questiou sans doute très delicate, mais dont ici les termes ne sauraient avoir et
'ii'ont assurément rien d'équivoque.
En effet, ce n'est pas le gouvernement du roi (jui pour- rait méconnattre ce que le droit d'asyle a de réel et de sacre.
;La France et l'Angleterre ne l'exercent pas moins généreuse-
»inent ([ue la Suisse, et certea il est loin de leur ])en8ée de von-
(1SS6J KrisTin.Aitii). li»
ili'io al mondo roalizzato, mi ve<lieste serio v iiic- Jancoiiico :h1 oi«'. — Ma eli' io al>hia .sfatti ijuo ]km- voi
loir le Ini coiit«'9ter. Mais, coiiiine tont aiitre, ce droit a se» limites »'t sìjppoae ansai dea devoira h reniplir : il ne pent, il ne doit exister qn'à la condition indispensable qne l'application ii\'n anra rieiì «le contraire anx ri'Klt*» "'"> nioina aacrt^es dn druit di's «ens, c'eat-jVdire k la aócurité dea antres étata, laqnelle a ■dea exijfences plus on moina léjfitimea. plus ou moina inip^'-riensea. auivant la aitnation géographi<inp dea paya interessala à ce que leur repoa ne soit pas compromia, ou selon l'organisation intérienre de ceux oìi l»i <lroit d'aayle eat en honneur. Ainsi, par exein- l)le, il eat évident (pie l'Auffleterre, iaolée dn contiueiit par -sa poaition iiiaulaire, pent d(Uiner, aans danger pour lea au- trea étata, une plus large extension à ce droit; et qu'nn paya ■constitné corame la France, avec sa pnisaante orjjaniaation ad- niinistrative. aa force militaire, et lea nioyeus de police dont «•Ile «liapoae, jieut oftrir, sona le memo rapport, dea garanties rasaiiriiutes : tandis que ces garantiea n'exiatent paa hahitnel- lement pour la Suisse, non «lue ses inteutions puissent ètre ■miaea en donte, mala parce que sa constitntion federative, son fractioniiemcnt en 22 «Stata aouverains, règia par dea U-giala- tions dirtV'-n'utca et par «les priiu-ipes divera d'admiiiiatration. ne sjjuraient permettre qu'elle ait au méme degré lea nioyena «le surveillauce et de rópression coutre les réfngiés qui, accn- eillis sur son territoire, oaeraient abnser dn bienfait de l'ho- spitalitt^, au d<^triment dea états avec lesquela la confédéra- tion helv<^tique est en paix.
Ainsi d<»uc, dans les mesures adoptées par la aagesse dn •«lirectoire, et dont le gouvernement <iu roi consent à faciliter, autant qu'il «lépeudra de Ini l'exécution, il ne s'agit ancuue- ment de j»orter atteinte au droit «l'aaylo, mais d'en rendre l'exercice uompatible avec le droit international, avec le re- poa «lea paya voiaina de la Huiase, avec l'honnenr et lea inté- T«'ta de la Conféd<;ration tout entière.
Cea véritéa incontestables trouveraient , s'il le fallait. une d<imonatration encore pina «^datante «lana les euaeigne- mena du paaaé, et «lana l'autoriti' d'exemples récens, ou, pour mieux «lire, «lana le t(^nioignage «le faìta actuela. Il autlirait, h *•(• t*''\inr>\ "!'• r^ippcb'r l'cxp/Mli tinii t«Mit<<«' eii AH'^X coiiti-c la
16 EPlSTOLAlilO. [183(ìl
tutti — ch'io abbia l' affetto delle due eii»iiie die mi son presso — lio un cuor di leone — e (lUiuito ;ille
Savoie par les réfngiés admis eii Suisse ; la fàcliense iuiliience que cette eutreprise, liautemeiit condamnée par le clirectoire, mais qu'il ne s'était pas trouvé en inesure de piéveiiii-, exer^a sur les relations extérienres de la Confédération, les nonibreu- ses et graves couiplications dont elle fut la sonrce. Il suffi- rait également de rai)peler les niacliinatious bieii plus récenimeut oiirdies coutre la tranquillité de certaius états de l'Allemague, machiuations découvertes' par iiu des gouverneuiens de la Snisse, officiellemeut dénoncées par le directoire federai, et dont, par ce motif, la Suisse se doit à elle inérae de ne pas tolérer les antenrs on les complices sur son territoire. Le sonssigiié ii'a l>arlé jnsqu'à présent que de la Sardaigne et de l'Allemagne, dont ces atteutats et ces coraplots menagaient la sécurité. Mais la Fraiiee elle-mème u'est-elle pas émineiurnent intéresséé dans cette importante «luestion de droit International, lorsqii'il est avere que les réfugiés en Snisse sont en rapport avec les anar- chistes fraufais, lorsque leurs iudiscrétions attestent si évi- demment la connaissance qn'ils ont des abominables projcts des régicides, lorsqu'enfin il est démontré que leurs desseiiis se lient, tout au moins d'intention et d'espérances, aux crimes- rccemnieut tentés en France? Il est clair qu'un pareli état de cl;oses ne saurait plus se prolouger, taut ponr la Suisse elle- mème que pour les antres puissances ; nul doute eneore que si les étrangers dont les trames révolutionuaires tendeut à le per- pétuer, n'étaient pas éloignés du sol helvétique, les gouverne- mens raenacés par leurs coupables desseins, ne se visseut dans la nécessité de prendre des mesures dictées par le sentiment inipé- rìeux deleur propre sécurité, et que dès-lorsla Confédération n'ait le plus grand iutérét à prevenir ces inévitables déteruiinations. En definitive, l'Allemagne et l'Italie ont le droit de s'at- teudre à ce que les hommes, qui conspireut coutre leur repos, cessent de recevoir en Suisse un asyle dont ils se sout reudus indignes. Mais la France, intéresséé à le demander au mème titre, est eneore en droit de le réclamer au nom de cet inté- rét politique qui l'unit à la Suisse, et qui la porte sincèrement à désirer que la Confédération helvétique soit tranquille, qu'elle n'entretienne que des relations de bonne harmonie avec tonte»-
[183t)] 1 IMSIOI.AHIO. 17
cose attuali, ho una voce nel cuore «'lie mi dice tutto autlià Ik'ìu'. — Ora. a (|iiesta voce io credo: <'re«lo
le** imÌHsaiifes, qu'cn un jiuit, sii Mitiiatioii, vis-a-vis <le l'Eu- rope, 80Ìt co <in"«ino doit ètre, facile, régulière, et conforme à la bienvcììlance dont l'Europe n'a paa cesse d'étre auinit^t» ponr les cantoiis. C'est doiic, à vrni dire, de l'inti^ri^t de la Snisse «|u'il s'agit priiici])al»iiueut ici. et le gonveniemeut du roi aitile à troiiver daus la note à la(|uelle le soussigné a l'iioii- iieur de répondre, aussi bieu «luo daus le laiigagc de M."' le présideut de la diète, la preuve «lu'aucnne de ees graves con- sidératioiis ii'avait échapp»^ à la pén«^tration du «lireotoirc f«^- déral. Dì's-lors il no reste plus au gouveruement do S. M. qu'à souhaiter que des luanifestations aussi rassurantes ne de- menrent point infrnctneuses, et que les resultata qu'elles pro- nictt«nt ne se fassent point attendre. f^a réunioii de la diete lui paraìt, stms ce rapport, la circostancc la plus heureuse. et le gouveruement fMéral sera sans doute euipressé de In snisir pour obtenir de cette liante assemblile les nioyens d'assurer, dans cbacuu des cantons, la prompte et coniplt't»' exY-cntioD' des mesures dont il a décrété l'adoption.
Le directoire coraproudra sans doute égaleuient (luc si cet espoir ^itait déyu, si les gages «jne l'Europe atteiul de lui devaient se borner s\ des déclarations, sans qu'aucun moyen, de eoercition vint Ica appuyer au besoin, les puissances inté- ressées à ce qn'il n'eu soit pas ainsi, seraient pleinement en> droit de ne plus compier que sur elles-inAmes ])our faire ju- stice des réfugi<''s qui cons))irent en Snisse contre leur tran- quillile, et pour niettre un terme à la toléranco dont ces iu- corrigibles ennemis du repos des gouvernemens coutinueraient à étre l'objct. Il n'est pas uioius évident que la France, après s'étre inutilenuuit eflForcée par des conseils et des avertissemens r^q)ét<'*s de jiri^munir la .Snisse contre le danger de contraindre les état» d'AUeinague et d'Italie à donner cours j\ des résolu- tions éventuellemeut arrètées par eux de la manière la i>Iuh positive, n'aurait pina qn'à pourvoir dans le mème biit, en ce qui la concerne, à ce que lui prescrirait l'intV^rèt non luoins li'gitime de sa propre sécurit<^.
Mais le soussigné aime à le répéter ici, le gouvernemeut du roi a la couliauce que le directoire, loin de se nu^pn-iulre
M*xr.iai, ScrHli, ecc., voi. XII (Epistolario, voi. V). ' i
18 Ki'isror.Aiuo. [1836]
aver nella mia coscienza qualche cosa di piofetico. — ])nnque, siate forti tutte, coni' io sono. — Xulla di nuovo :
sur le caractère francheiuent amicai d'une eommuuicatiou si complètiMueut eu liarniouie avec les prhu'ipes qii'il vient eii- core de proclamer, u'iiésitcra pas h réclamev de la diète, et snrtout à raettre eu fpuvre les moyeus les plus propres à pi'é- server, par la piompte expulsiou de tous les réfuglés qui se trouveut dans le cas d'étre atteiuts par cette uiesure, le luain- tien des rapporfcs de bonue iutelligence que la Coufédératioii helvétique est intéressée à entreteuir avec toutes les puissancevS qui Favoisineut. La bieuveillante ainitié de la Frauce lui ouvre, à cet égard, des voies sans lesquolles il serait difficile à la Suisse d'atteindre uu but si désiderable. La liaute sapesse du gouvertiement federai garautit qu'il s'empressera de les uiettre à protit, et d'acquérir aiusi de uouveaux titres à l'estime de l'Europe.
Le soussigné saisit cette occasion ixiur offrir à LL. LE.
MM. lea avoyer et conseil d'état de la république de Berne,
directoire federai, les assurauces de sa haute considt^ration.
lierite, le 18 juìlìei 1836.
(Signé) Due in<: Montkbkllo.
I
Nous avous uiis les pièces du grand procès d'indépendance natiouale sous les yeux du juge souveraiu, mais nou8 uè tei"- minerons pas sans faire eucore (juelques réflexi(»us sur la note frangaise.
Cette note, il faut l'avoner, ne 8'exi)li(ine que par la let- tre du vorort qui la provoquait ; car, détacli^e de cette lettre, elle snrpasse en hauteur toutes celles des cabiuets allemauds, qui iudiguèrent si fort il y a deux aus. Comment ! A l'iiistant méme où de son propre mouvement la Suisse prend des me- snres pour éloigner les réfugiés politiques dont elle a à se plaiii- der, le gouvernement fran^-ais prescrìt ces mesures avec hau- teur. On ne tient aucun compte de nos déclarations; c'est des moyeus de coercition que l'on exige. A ce défaut, on pene- trerà eu Suisse pour se faire justiee soi-méme ; des résolutions éventnclles ont été arrètées de la manière la plus positive eu- tre les puissances. On enjoint à la diète d'accorder au directoire
(1836] EPISTOLARIO. 19
salvi i tt'iioii <lol ir in Francia. — Qui, come vi diasi, lo spirito iiiconiiiicia a risvejxliarsi; le associazioni
lt'8 iiioyen» d'aasurer dans ohncun des cantoiin la prompto et complète exéeution des inesiires dout il a d<«crét<^ Tadoptioii : en un mot, on ne veut plus que la Suisse ait do volontà pr«»pre. On lui a comuiaudé de négocier pour les articlea de Badeii, précisénient l<»rs(|u'elle se niottait eu mesnre de le faire ; ou lui ordonue d'aviser à l'expulsiou des réfiigiés politi<iue8 au inouieut mèuie où elle vieut de d<?oider des mesures pour o- pérer cette expnlaion. On lui fixe les limites daus lesquelles elle doit exercer le droit d'asyle : on lui déclaire que ses insti- tutions n'ortViMit j>as des garanties à ses voisins. Il n'en sorte d'iusinuatious hiuuiliantes dont on ne se plaise à lui faire l'étaluge d'un ton seini-mena^^aut et seini-railleur.
C'est le moment ou jamais de r<^sÌ8ter. Si Ton cède, 8Ì loa faiblit, si l'ou hiaise seulement, o'en est fait de l'indépendanoe et de la lilterté de la Suisse. On lui arraeherait eoneessions après coucessions, et quand elle serait profondément lnuniliiH', avilie, on lui imposerait un protecteur, si l'on ne préférait la partager cornine la Pologue. Ce sout ces mémes susceptibiUté» qui d<^plaisent tant an gouvernement fran^ais, qui l'ont pré- 8erv<'e de la mine en 1834. ITu petit État ne saurait étre trop susceptible. Ce qu'il faut surtout évitor, c'est d'avoir seule- ment Tair de se laisser commander.
La répouse que la diète doit faire est facile: " Nous som- me» maitres chez nous; nons n'avona d'ordres à recevoir de personne; nous connaissons nos droits et nos devoirs; les ean- tons prennent de icur propre monveinent Ics raesures qu'ils jugent utiles; venir en prescrire, est une atte iute à l'indépen- danoe de la Suisse; notre devoir est d'y resister, nous sau- rons le faire, et nous pouvoiis